Detalhes bibliográficos
Ano de defesa: |
2015 |
Autor(a) principal: |
Siqueira, Hélio da
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Orientador(a): |
Antunes, Jadir
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Banca de defesa: |
Melo, Ricardo Pereira de
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Ciotta, Tarcílio
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Tipo de documento: |
Dissertação
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Tipo de acesso: |
Acesso aberto |
Idioma: |
por |
Instituição de defesa: |
Universidade Estadual do Oeste do Paraná
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Programa de Pós-Graduação: |
Programa de Mestrado em Filosofia
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Departamento: |
Centro de Ciências Humanas e Sociais
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País: |
BR
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Palavras-chave em Português: |
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Área do conhecimento CNPq: |
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Link de acesso: |
http://tede.unioeste.br:8080/tede/handle/tede/2087
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Resumo: |
Il objettivo della nostra ricerca si occupa della opposizione del Hobbes contro la teoria di animale politico di Aristotele (Zoon politikon). Intendiamo dimostrare che, senza la rottura con la tradizione aristotelica, il filosofo inglese non ha potuto stabilire nè consolidare la sua filosofia politica. Per questo, abbiamo stabilito due obiettivi fondamentali correspondeti a ciascuno dei capitoli che ci permetteranno di capire come la costruzione della teoria politica hobbesiana diventa da quella rottura. La prima riguarda lo scontro di Hobbes contro il principio della naturalità politica dell'uomo, che articola la sua critica della filosofia tradizionale. Aristotele accredita che il fondamento dell'esistenza umana, come anche l'obiettivo della sua esistenza può essere pensato solo nella polis, per questo è dove gli individui possono essere considerati come esseri politici, e può essere sfruttato pienamente solo. Per Hobbes gli uomini hanno un impulso naturale, non per la vita in comunità, ma per la conservazione di se stesso e di ottenere ciò che consideriamo un bene per se stesso. Acora nel primo capitolo si analizzano uno degli elementi cruciali della concezione hobbesiana e la concezione aristotelica della natura umana, cioè la definizione di come funziona una delle facoltà più fondamentale dell'uomo, che è la ragione. Partenza una concezione meccanicistica della natura e la sua deriva una concezione meccanicistica della natura umana, Hobbes ci dice che c'è una tensione costante nell'uomo tra ragione e desiderio. Debito la inefficienza naturale della ragione sui desideri e sulle azioni umane, questa tensione è insolubile e può al massimo essere minimizzato attraverso l'istituzione di una persona artificiale. E 'attraverso la trasformazione artificiale dell'ordine naturale delle cose che l'uomo può, insomma, creare mezzi ragionevolmente sicuri per preservare se stesso. Il nostro secondo obiettivo, che è il secondo capitolo, è quello di analizzare il rapporto tra due teorie radicalmente diverse sul movimento in generale, un teleologica (Aristotele) e altri meccanici (Hobbes). Il problema del movimento è senza dubbio una delle principali sfide per il pensiero aristotelico. Nel libro III della Fisica che porta una definizione rigorosa di questa teoria. Si ritiene che la fisica aristotelica è, dall'inizio alla fine, una teoria del movimento, per tutto ciò che si muove è mosso da qualcosa. Inizio questa definizione si mostrerá come Hobbes svolge questa concezione del movimento alle teorie di morale e politico; capisce che non solo i corpi in generale, ma anche gli uomini si muovono inerziali, in modo che non solo i loro movimenti fisici, ma anche le emozioni si muovono senza fine e senza riposo. Infine, ci mostrerà a che punto questa teoria usata per spiegare il comportamento dei corpi generale è impiegato per Hobbes a esplicare il potere cognitivo dell'uomo, e le loro passioni e il loro comportamento. |