Ônus da prova no processo civil : linhas pela construção de um dever de produzir provas

Detalhes bibliográficos
Ano de defesa: 2014
Autor(a) principal: Ramos, Vítor de Paula
Orientador(a): Mitidiero, Daniel Francisco
Banca de defesa: Não Informado pela instituição
Tipo de documento: Dissertação
Tipo de acesso: Acesso aberto
Idioma: por
Instituição de defesa: Não Informado pela instituição
Programa de Pós-Graduação: Não Informado pela instituição
Departamento: Não Informado pela instituição
País: Não Informado pela instituição
Palavras-chave em Português:
Link de acesso: http://hdl.handle.net/10183/196757
Resumo: Nella prima parte di questo lavoro s’intende dimostrare la dimensione epistemica del processo, ossia, dimostrare che perché il processo sia giusto è necessaria la preoccupazione con la tendenziale completezza del materiale probatorio. In questo senso, s’intende dimostrare, prima, che la verità esiste, è oggettiva e per corrispondenza; in seguito, che la verità importa per il diritto e che soltanto è possibile parlare di decisione giusta se questa fosse basata in fatti che si sono realmente verificati. Così, s’intende, alla fine della prima parte, dimostrare che il procedimento deve essere orientato alla tendenziale completezza del materiale probatorio. Nella seconda parte, si parla sullo stato attuale della dottrina. Così, sono lavorati i due aspetti riconosciuti all’onere della prova, quello oggettivo, come regola di giudizio, e quello soggettivo, come regola d’istruzione. In seguito, si parla sulla distribuzione fissa e quella dinamica. Dopo, sono disegnate alcune basi per le critiche alla dottrina tradizionale. In questo senso, si procede con la distinzione fra onere e dovere, dimostrando-si come era la scena culturale della processualistica quando dello sviluppo della teorica sull’onere della prova. In seguito, sono fatte critiche alla dottrina tradizionale, dimostrando-si che, per varie ragioni, nella forma in cui è pensato oggi, l’onere della prova non possiede condizioni di provvedere la maggiore completezza del materiale probatorio, una volta che il diritto non fornisce stimoli giuridici concreti alle parti in questo senso. Finalmente, nella terza parte di questo lavoro, si pretende presentare l’idea di dovere di produzione di prove. Inizialmente, così, si dimostra che l’attribuzione di un dovere alle parti farebbe con che il problema degli stimoli fossi risolto, promovendosi, così, una più ampia completezza del materiale probatorio. Si occupa, in sequenza, della questione costituzionale, prima dimostrando che il dovere di produrre prove sarebbe una forma di incrementare la effettività del diritto fondamentale alla prova, creando-si una efficacia orizzontale mediata dalla verticale; dopo, si dimostra che in ambito civile, nell’ordinamento giuridico brasiliano, le parti non possiedono nessuno diritto fondamentale di non produrre prove contro se stesse. In fine, sono abbordati i possibili limiti costituzionali al dovere di produzione di prove. In seguito, si tratta del detto “aspetto oggettivo” dell’onere della prova, sostenendo-si che questo non sia niente di più di un “criterio di spareggio”, che determina, in modo prefissato, il risultato della lite quando non ci siano forme di determinarlo razionalmente, attraverso la valutazione razionale delle prove. Si conclude, così, nel senso di che la costruzione di un dovere di produrre prove tutela in modo più effettivo il diritto fondamentale alla prova, facendo con che siano risolti i problemi che le dottrine sulle inversioni e dinamizzazioni dell’onere della prova volevano combattere. Inoltre, provvedendo una più ampia completezza del materiale probatorio, finisce per costruire un procedimento più orientato alla ricerca della verità e, così, un processo che sia più giusto.