Veredas infinitas, Recepção italiana de Grandes sertões: veredas

Detalhes bibliográficos
Ano de defesa: 2012
Autor(a) principal: Pinna, Massimo
Orientador(a): Falleiros, Marcos Falchero
Banca de defesa: Não Informado pela instituição
Tipo de documento: Tese
Tipo de acesso: Acesso aberto
Idioma: por
Instituição de defesa: Universidade Federal do Rio Grande do Norte
Programa de Pós-Graduação: Programa de Pós-Graduação em Estudos da Linguagem
Departamento: Linguística Aplicada; Literatura Comparada
País: BR
Palavras-chave em Português:
Área do conhecimento CNPq:
Link de acesso: https://repositorio.ufrn.br/jspui/handle/123456789/16364
Resumo: L'obiettivo principale di questo lavoro è valutare le difficoltà di comprensione e di identificazione nella ricezione da parte della cultura italiana dell'opera Grande sertão: veredas, da quelle trovate, in modo pionieristico, dal traduttore italiano, a quelle che sono state percepite e indicate al momento della lettura dai critici, dagli accademici, dall'autore di questo lavoro e, soprattutto, dai lettori comuni, mostrando, allo stesso tempo, che i problemi avuti dagli italiani nella traduzione esistono, sotto certi aspetti, anche per i brasiliani urbani, poiché la dimensione linguistico-geografica presente nel romanzo è così peculiare, che perfino molti lettori di lingua portoghese ignorano il mondo plasmato dal linguaggio di Guimarães Rosa rivelando una esacerbazione della questione universale espressa nella formula "traduttori, traditori". Partendo da tutto ciò, abbiamo cercato di dimostrare che, sebbene la traduzione di Edoardo Bizzarri abbia raggiunto un eccellente risultato, l'opera rosiana, così come nella poesia e di più di qualsiasi altra narrativa, comporta, nel passaggio da un idioma all'altro, perdite irrimediabili, tanto relative all'armonia musicale e ritmica, quanto alla richezza semantica che si occulta nel testo originale