Maternidade incômoda e jogos de espelhos femininos na Tetralogia Napolitana de Elena Ferrante

Detalhes bibliográficos
Ano de defesa: 2022
Autor(a) principal: Silva, Emília Rafaelly Soares
Orientador(a): Não Informado pela instituição
Banca de defesa: Não Informado pela instituição
Tipo de documento: Tese
Tipo de acesso: Acesso aberto
Idioma: por
Instituição de defesa: Não Informado pela instituição
Programa de Pós-Graduação: Não Informado pela instituição
Departamento: Não Informado pela instituição
País: Não Informado pela instituição
Palavras-chave em Português:
Link de acesso: http://www.repositorio.ufc.br/handle/riufc/68033
Resumo: La Quadrilogia Napoletana formata da L’amica geniale (2011), Storia del nuovo cognome (2012), Storia di chi fugge e di chi resta (2013) e Storia della bambina perduta (2014) di Elena Ferrante ci presenta la traiettoria di Lila e Lenu nella loro odissea soggettiva di fronte a complesse regole maschili. Il nostro studio si propone di analizzare come il linguaggio ferranteano costruisca una poetica della maternità la cui matrice creativa si trova nella frantumaglia, che corrisponde a un territorio mutevole, paludoso, dove un groviglio di frammenti di dolore, scaturito dall'infanzia, rende complessa l'identità della madre molesta. La geneologia femminile, in questo modo, si costituisce attraverso giochi di specchi tra gli altri personaggi che vivono anche la maternità con una coscienza sovversiva, quindi non romanzata. La traiettoria delle donne è segnata dal matrimonio e dalla maternità come destini imposti alle donne, ma senza garanzie di spazio per lo sviluppo dell’ingegno femminile, come problematizza Ferrante. La maternità è disciplinata, poiché si tratta di uno dei presupposti che la società patriarcale sostiene come strategia per il mantenimento dell'istituto familiare. L'autrice, attraverso profili femminili vari e ambivalenti, rifiuta la femminilità docile a vantaggio di altre soggettività, quali: la madre-disillusa, la madre-storta, la madre-pentita, la madre-trasgressiva e la madre-morta. Abbiamo analizzato la presenza delle bambole intesa come elemento del simbolico che sfugge alla rappresentazione delle azioni e dei sentimenti dei personaggi femminili e abbiamo anche esaminato in che maniera l'autore dilata i significati di questo oggetto. Discutiamo altresi del realismo di Ferrante attraverso l'analisi del suo linguaggio e la sovversione o assimilazione di caratteristiche del genere Bildungsroman. La poetica della maternità è stata elaborata da Ferrante sin dal suo primo lavoro, L’amore molesto (1992), e assume un profilo più femminista, quando si confronta con una genealogia femminile nella Quadrilogia. Nella Serie Napoletana, Ferrante amplia il discorso portando nel contesto dell'opera le questioni femministe del Secondo Dopoguerra in Italia. La nostra metodologia di ricerca è attraverso la letteratura comparata che ci permette di analizzare opere letterarie del passato, con cui dialoga Ferrante, oltre alla filosofia femminista, alla storia e alla psicoanalisi. Il cimitero creativo in cui Ferrante scava nelle opere del passato comprende libri qui analizzati, come: Piccole donne (1868), Jane Eyre (1847), Casa di bambola (1879), Una donna (1906), La storia (1974), Vicino al cuore selvaggio (1943), La passione secondo G.H. (1964), Dalla parte di Swann (1913), All'ombra delle fanciulle in fiore (1918), I Guermantes (1920-1921) e Sodoma e Gomorra (1921-1922), tra gli altri. I contributi di Adrienne Rich, Simone de Beauvoir, Adriana Cavarero, Hélène Cixous, Betty Friedan, Anthony Giddens, Luce Irigaray, Jacques Lacan, Sigmund Freud, Virginia Woolf, Susan Maushart, Julia Kristeva, Tiziana de Rogatis e Stiliana Milkova ci aiutano a capire quanto Ferrante rivisiti la storia del femminismo attraverso le complesse relazioni tra madre e figlia.