Mediação e conciliação: um estudo comparativo em busca de uma jurisdição sensível

Detalhes bibliográficos
Ano de defesa: 2023
Autor(a) principal: Dias, Rodrigo Rodrigues
Orientador(a): Rodriguez, José Rodrigo
Banca de defesa: Não Informado pela instituição
Tipo de documento: Tese
Tipo de acesso: Acesso aberto
Idioma: por
Instituição de defesa: Universidade do Vale do Rio dos Sinos
Programa de Pós-Graduação: Programa de Pós-Graduação em Direito
Departamento: Escola de Direito
País: Brasil
Palavras-chave em Português:
Palavras-chave em Inglês:
Área do conhecimento CNPq:
Link de acesso: http://repositorio.jesuita.org.br/handle/UNISINOS/12995
Resumo: La tesi è dedicata a valutare l’introduzione della mediazione giudiziaria nell’ordinamento giuridico nazionale, dal punto di vista degli utenti del sistema giudiziario. L'indagine, infatti, ha avuto come obiettivo generale quello di studiare le differenze nell'esperienza della giustizia da parte degli utenti nelle conciliazioni - nell'ambito del processo eterocompositivo - e nella mediazione - come procedura autocompositiva autonoma, anche come fase del processo eterocompositivo. -, nella prospettiva di analizzare se tali metodi consentano l'accesso ad uno spazio giurisgenetico che conduca alla massima riduzione dell'azione giurispatica A tal fine, siamo partiti dalla seguente domanda: l’inserimento della mediazione, come nuovo mezzo di composizione dei conflitti, nell’ambito del diritto positivo, consente un processo con maggiore legittimità democratica, generando una giurisdizione sensibile ai mondi normativi degli agenti sociali coinvolti? La legittimità democratica, in questa tesi, è stata concepita come l'adesione soggettiva e razionale delle persone alla normatività risultante dagli atti della magistratura, che richiede una maggiore inclusività da parte dei soggetti, i quali devono vedere le loro pretese, opinioni ed emozioni integrate e considerate nel processo, quando della consegna di una decisione. L’ipotesi, basata sulla letteratura di riferimento, si fondava sull’indicazione che la mediazione rende il processo più democratico, proprio perché si basa sull’idea di produrre significato giuridico, non come esclusività dello Stato, ma attraverso l’espansione di questo processo (democratico) basato sull’effettivo accesso a tutti gli individui coinvolti, poiché vi è la consapevolezza che essi sono partecipanti diretti nella costruzione degli atti decisionali. La ricerca sul campo si è concentrata sul CEJUSC (Centro Giudiziario per la Risoluzione dei Conflitti e la Cittadinanza) del Distretto di Toledo-PR (per quanto riguarda la mediazione), in confronto con il Tribunale di Famiglia e Successione dello stesso Distretto (per quanto riguarda la conciliazione). Dalla revisione della dottrina, dall’analisi della normativa di riferimento e dalle interviste semistrutturate agli utenti, è emerso che la mediazione ha avuto migliori performance nel punteggio nella tabella Likert e, in base all’analisi qualitativa delle interviste, è stata elogiata la sua procedura dialogica, corroborando l'ipotesi.Tuttavia, la preferenza maggiore da parte degli intervistati è caduta sulla conciliazione tradizionale, con la sua aura di aggiudicazione, per evidenziarne l'importanza per i soggetti, in una cultura in cui la partecipazione alla magistratura è ancora in fase nascente. Pertanto, anche se la legge – in particolare il Nuovo Codice di Procedura Civile e la Legge sulla Mediazione – sono strumenti importanti per cambiare la cultura, da sole non hanno il potere di farlo. Si sostiene quindi la tesi secondo cui l'art. 334 Codice de Procedura Civile., invece di incoraggiare pratiche autocompositive, finisce per determinare l'invio indiscriminato di processi con modalità poco conosciute dalle parti, le quali sono presenti più per timore della sanzione procedurale della sanzione pecuniaria che con la convinzione che lì i loro conflitti verranno risolti meglio, con piena consapevolezza di ciò che sarà loro richiesto per farlo. Inoltre, è evidente che i Tribunali non hanno fatto gli investimenti necessari per dare alle CEJUSC la dignità dell’unità giudiziaria, che potrebbe fornire i mezzi necessari per la costituzione di un paradigma della cultura della pacificazione.